Perché una cooperativa di tipo “B” decide di occuparsi di attività ambientali? È utile che una cooperativa di tipo “B” si occupi di attività ambientali? Per attività ambientali intendiamo ovviamente, in senso lato, tutti i lavori inerenti l’agricoltura, la manutenzione delle aree verdi e degli arredi urbani, la manutenzione di stabili ed impianti.
Al di là delle affermazioni di principio (l’ambiente e la Natura sono un patrimonio di tutti ed è bene occuparsene, per mantenerli e proteggerli…), le attività ambientali hanno un grande potenziale di integrazione sociale e di empowerment.
Analizziamone le ragioni. Affrontiamo i concetti separatamente.
Per prima esaminiamo il concetto di “lavoro”.
Per “lavoro” intendiamo qualsiasi attività manuale od intellettuale finalizzata a produrre un output voluto; tale prodotto deve essere di utilità, o beneficio, per qualcuno (individuo o collettività).
Il lavoro (nelle sue forme migliori), assolve diverse funzioni:
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- Attribuisce un ruolo sociale (visibilità, riconoscibilità, importanza) alla persona che lo svolge;
- Consente/favorisce una relazionalità forte, fondata su rapporti pervasivi, continuativi e collaborativi;
- Sviluppa/rinforza nella persona capacità motorie e cognitive;
- Distribuisce un reddito che, oltre a garantire la sopravvivenza fisica, fornisce le risorse monetarie per accedere, attraverso i meccanismi di mercato, alle tre precedenti funzioni.
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Analizziamo ora le funzioni di cui sopra in relazione alle attività ambientali, per verificare se i lavori descritti le esplicano efficacemente.
Indubbiamente i lavori inerenti la manutenzione delle aree verdi e degli arredi urbani, la manutenzione di stabili ed impianti attribuiscono un ruolo sociale (visibilità, riconoscibilità, importanza) alle persone che li svolgono, in quanto essi sono “sotto gli occhi di tutti”, e svolgono un lavoro che tutti riconoscono come importante per la comunità, soprattutto se le aree e gli stabili sono di uso pubblico.
Il fatto stesso di essere “sotto gli occhi di tutti”, permette ai lavoratori (almeno potenzialmente) di poter comunicare con molte persone, costruendo relazioni nel tempo (soprattutto quando i cantieri sono ripetuti con regolarità nel tempo, le persone si rincontrano e pian piano divengono familiari…). Inoltre, poiché i lavori in cantieri esterni, come anche i lavori agricoli, si svolgono in squadra per ragioni di efficacia e di sicurezza, in condizioni di fatica fisica e (a volte) di rischio, queste condizioni “cementano” fra i lavoratori impegnati un senso di appartenenza e di cameratismo che favorisce la collaborazione, la reciprocazione ed i legami affettivi.
La stessa fatica fisica e la necessità di muoversi, anche su terreni accidentati, derivante dai lavori all’aperto o in cantiere, sviluppa forza fisica, mobilità, propriocezione, migliorando (o mantenendo) quindi le capacità motorie delle persone che vi attengono; inoltre le condizioni sempre diverse dei cantieri (derivanti da fattori climatici, spaziali, ambientali), sviluppano capacità di problem solving: in cantiere bisogna “arrangiarsi” con ciò che si ha disposizione, in tempo reale!
Da ultimo questi lavori sono tra i pochi ancora “alla portata” dei soggetti svantaggiati di cui si occupa una cooperativa di tipo “B”, in quanto semplici, di fatica, a bassa qualificazione (non richiedenti conoscenze tecniche molto specialistiche…); pertanto rappresentano una buona opportunità di accesso al reddito (per quanto basso!) per persone altrimenti “obsolete ed inutili” per il mercato ordinario.
Ecco perché molte cooperative sociali si occupano di queste attività ambientali; ecco perché DSP fin dal 1986 si occupa di manutenzioni aree verdi, dal 1998 di manutenzione di arredi urbani, di stabili ed impianti, dal 2002 di attività agricole in “fattoria sociale”.