Sono vent’anni ormai che Franco Malerba se n’è andato, il giorno di Natale.

Lasciando un vuoto affettivo enorme in tutti noi, ma un patrimonio di pensiero e di valore che continua ancora oggi.

Nei dieci anni alla guida della cooperativa, ha dimostrato che era possibile, per le persone con disabilità, anche rilevante, anche psichica, lavorare con soddisfazione, per sé e per la collettività.

Per chi viveva un handicap, Franco non ha mai chiesto privilegi, ma solo il rispetto di regole sociali che riducessero questo handicap, solo comportamenti, individuali e collettivi, che ridimensionassero e se possibile eliminassero le cause di difficoltà per le persone con una disabilità: perché, come insegna A. Sen, i “funzionamenti” dipendono dalle “capacitazioni”, e queste dipendono non solo dalla persona, ma anche e soprattutto dal contesto in cui questa vive. Ha preteso, insomma, che la politica facesse il suo mestiere, mentre lui faceva il suo mestiere di cittadino.

Franco ha creduto nella Politica, quella con la “P” maiuscola, come la forza capace di cambiare i comportamenti, con le regole e con la cultura; per questo ha incalzato i politici, li ha interpellati interrogati stigmatizzati (anche dai microfoni della “sua” Radio Proposta): perché fossero degni della missione che avevano intrapreso (scelto?).

Chissà cosa penserebbe oggi di questo scandaloso spettacolo messo in scena dalla maggior parte dei nostri (nostri?) rappresentanti?

Lo vogliamo ricordare così: in strada, sulla sua sedia a ruote, a chiedere che fossero tolte le barriere architettoniche; ma anche in DSP, nella sua cooperativa, ad insegnare come si fa un buon lavoro, il valore di un oggetto bello e ben fatto, il dovere di “meritarsi” un lavoro mettendoci tutto l’impegno e la dedizione necessari.

Ci piace pensarlo ancora così, vent’anni dopo…